giovedì 27 aprile 2017

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mercoledì 26 aprile 2017

Non un euro dallo Stato

Negli ultimi quaranta anni l'Alitalia è costata ai contribuenti italiani 7,4 miliardi di euro, o se preferite 185 milioni l'anno (dati Mediobanca).
L'anno scorso, sotto la gestione Etihad, ha bruciato più del doppio. È stato come mettere alla cloche della compagnia il capitano dell'aereo più pazzo del mondo.
I lettori si potrebbero consolare con il fatto che gestire aeroplani è un mestiere in declino. Purtroppo anche questo non è vero. La Iata, l'organizzazione mondiale delle compagnie aeree, sostiene che il traffico aereo stia aumentando e che le compagnie aeree nel 2016 hanno registrato profitti netti aggregati pari a 36 miliardi di euro.
Ultima considerazione numerica, diciamo così. Gli azionisti di questa società sono privati. Alitalia è come la Rossi spa. Ha un numero importante di dipendenti e un indotto altrettanto vasto. Ma ormai è una società per azioni come tante. È strategica certamente. Come lo erano gli scaffali della grande distribuzione finiti in mano ai francesi, o le telecomunicazioni e l'energia.
Il suo asso nella manica è di essere basata a Roma, di trasportare anche politici e opinionisti. E di avere, per questa via, una grande influenza elettorale. È una bomba che scoppia spesso nell'imminenza di qualche competizione elettorale, e la politica ne ha sempre sentito il richiamo. Il vento pensavamo fosse cambiato.
Di una cosa siamo certi. Non merita e non ci possiamo più permettere un euro pubblico, cioè sottratto al nostro reddito, per darle l'ennesima spintarella.
Il tanto vituperato «populismo», quello contro le caste e i privilegi, pensavamo che questa volta ci potesse aiutare. Al contrario il sindaco di Roma, Virginia Raggi (in perfetta continuità con i suoi predecessori) chiede un qualche intervento pubblico e il suo leader designato, Luigi Di Maio dice: «I processi devono andare in un senso in cui lo Stato ha di nuovo la governance di quell'azienda». Roba da pazzi, o meglio da Pentapartito, con tutto il rispetto. Ma si tratta di un'era geologica fa. Il Pd proclama che non si lasceranno sole le famiglie. Il rischio è che anche il centrodestra si accodi.
Dal canto suo il governo dice, e fa bene, che non ci sarà alcuna nazionalizzazione. Anche perché banalmente l'Europa, che non ci concede una virgola di deficit, figurarsi se permette aiuti di Stato. Inevitabilmente ci saranno dei mesi di amministrazione straordinaria (sei, dice il ministro Calenda): che scadranno proprio a ridosso della campagna elettorale per le Politiche (in Italia ancora si vota).
Il momento peggiore per fare ciò che si deve.
Ps. Qualcuno ci deve spiegare perché gli accordi aziendali e le scelte dei manager debbono essere sottoposte a referendum tra i lavoratori. Una cosa è la democrazia, che peraltro non è sempre diretta, e un'altra è l'organizzazione aziendale.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/non-euro-dallo-stato-1389723.html

lunedì 24 aprile 2017

MACRON E LA RELAZIONE AMOROSA CON LE PETRO-MONARCHIE DEL GOLFO PERSICO

A dispetto di tanti timori e di tanta retorica, la lunga stagione del terrorismo, culminata nella sparatoria sugli Champs Elysés di Parigi poche ore prima del voto, non ha pesato più di tanto sulle scelte degli elettori francesi. Marine Le Pen, il grande spauracchio, ha fatto il suo ma nulla di più: andrà al ballottaggio con il 21,5% dove, come già successe a suo padre nel 2002, verrà sconfitta dagli sconfitti, che faranno convergere i propri voti su Emmanuel Macron, che ha raccolto il 23,8%.
Né l’ Isis né i cosiddetti “lupi solitari”, quindi, hanno modificato il corso di questa elezione presidenziale, che in generale ha visto un’ affermazione delle destre (al terzo posto è arrivato l’ ex premier Francois Fillon con il 19,9%) piuttosto scontata dopo il disastroso mandato presidenziale del socialista Hollande. Il terrorismo scientificamente organizzato e quello dei mattocchi improvvisatori, però, continueranno a influenzare la presidenza e il comportamento politico della Francia.
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Né la Le Pen né Macron, infatti, hanno saputo indicare una strada convincente per rispondere ai due fenomeni. La prima ha invocato il ripristino delle frontiere pre-Schengen, procedimenti penali ed espulsioni per gli “schedati a rischio di adesione all’ ideologia del nemico”, più il solito contorno di poliziotti e militari nelle strade. Macron è stato ancora più vago: assunzione di altri 10 mila poliziotti, ripristino del poliziotto di quartiere (figura a suo tempo abolita da Sarkozy), abolizione del divieto di portare il velo (almeno all’ Università) e si è detto contrario al ritiro della nazionalità francese per i cittadini che abbiano contatti con il terrorismo islamico.
La solita fuffa, insomma. La solita confusione ai danni dell’ elettore. Perché il terrorismo dei mattoidi improvvisatori, come quello degli Champs Elysés o di Nizza (o di Berlino e di Londra, per fare altri esempi), è già affrontato con efficacia dalle forze dell’ ordine e dai servizi di intelligence, che infatti intercettano e sventano decine di altri piani più o meno farneticanti. Qualcuno di questi assassini riesce a colpire per una mera questione statistica, perché è impossibile controllare tutti i sospettati e fermare tutti i malintenzionati.
Per il terrorismo “scientifico”, quello dell’ Isis com’ era prima quello di Al Qaeda, il discorso è assai diverso. Il problema, qui, sono i comportamenti e le alleanze internazionali. La Francia fa parte della coalizione internazionale che da quasi tre anni stancamente finge di combattere l’ Isis in Iraq. E collabora con la coalizione guidata dall’ Arabia Saudita che nello Yemen da due anni conduce una guerra crudele contro i ribelli Houthibombardando scuole e mercati anche con bombe a frammentazione fornite dalle industrie Usa.
Emmanuel Macron sarà presidente ma di lui qualcosa già sappiamo. È stato ministro dell’ Economia e dell’ Industria tra il 2014 e il 2016 e in tale veste ha partecipato, nel 2015, alla visita ufficiale di Stato (la terza in quell’ anno) che il premier Valls condusse in Arabia Saudita. Con loro c’ erano 200 imprenditori francesi e il risultato fu la stipula di contratti per un valore di 10 miliardi di euro, vendita di un lotto di armi compresa.
Macron, inoltre, è diventato milionario facendo il banchiere con i Rotschild. Per cui, si può definirlo “centrista”, “europeista” o come si vuole per renderlo più simpatico ma in realtà è un uomo di quella destra finanziaria che da anni, ormai, domina la politica europea e che, per denaro, ha venduto l’ anima del Continente. Non sarà certo questo banchiere prestato alla politica a far cambiar rotta alla Francia. Con lui continuerà la relazione amorosa con le petro-monarchie del Golfo Persico che ispirano, organizzano e finanziano il terrorismo scientifico, quello vero. Nulla da attendersi dunque su quel fronte. E poiché il terrorismo dei matti è già affrontato nell’ unico, imperfetto eppure efficace, modo possibile, attendersi novità importanti sul fronte della sicurezza e della lotta al terrore è del tutto inutile.



Fonte: http://m.famigliacristiana.it/articolo/francia_71.htm

sabato 22 aprile 2017

"Quell'oggetto apparso nella diretta Nasa è un Ufo"

I complottisti non hanno dubbi. Quell'oggetto che si avvicina alla Stazione spaziale internazionale, base dedicata alla ricerca scientifica nell'orbita terrestre bassa e gestita da cinque diverse agenzie spaziali, è un Ufo.



In un video pubblicato in rete, ripreso da una diretta fatta dall'agenzia Nasa, si vede, seppur non nitidamente, un oggetto bianco, quasi trasparente e di forma oblunga gravitare intorno alla Stazione spaziale internazionale e scomparire improvvisamente. Per gli esperti di oggetti volanti non identificati di tratterebbe di un "cilindro alieno".

La teoria dell'esperto

Il teorico di cospirazione Scott C. Waring, che gestisce quotidianamente il portale Ufo Sightings Daily, ha condiviso il filmato, commentando: "Ho notato quell'oggetto alieno in lontananza che si stava avvicinando sempre di più alla stazione spaziale internazionale. Era parzialmente coperto ed è stato questo a renderlo trasparente".


Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/mondo/quelloggetto-apparso-nella-diretta-nasa-ufo-1388461.html

mercoledì 19 aprile 2017

7 obbedienze massoniche unite: “NON VOTATE MARINE!”

Hanno firmato un “appello repubblicano”  perché i francesi non votino Marine Le Pen. Nessuna sorpresa, in fondo … Le cose diventano ogni giorno più chiare. Non ci sarà più bisogno di noi complottisti.
L’appello repubblicano è firmato da: Grand Orient de France (GODF), la Fédération française du Droit humain (FFDH), la Grande Loge féminine de France (GLFF), la Grande Loge féminine de Memphis Misraïm (GLFMM), la Grande Loge mixte universelle (GLMU), la Grande Loge mixte de France (GLMF) et la Grande Loge des cultures et de la spiritualité (GLCS).



Fonte: Maurizio Blondet

martedì 18 aprile 2017

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Ecco come si ricarica il cellulare

Anche saper ricaricare i cellulari è un'arte. Le regole basilari da seguire sono principalmente cinque.
La prima è che non bisogna ricaricare lo smartphone finché si spegne del tutto. Un'altra cosa da evitare è quella di lasciarlo attaccato troppo a lungo alla corrente, ad esempio per tutta la notte. Queste sono le due accortezze principali che, pur conoscendole, spesso non vengono seguite dagli utenti sul sito della Apple ne vengono elencate altre tre ugualmente importanti.
Non si deve tenere il cellulare troppo in carica fino a che non raggiunge il 100% di batteria ma è meglio collegare il cellulare alla corrente più volte durante la giornata e per intervelli di tempo non troppo lunghi. Meglio una ricarica parziale legata ai cicli di vita della batteria e, per far sì che la batteria non si rovini, è importante non tenere il telefono a temperature più alte di 32°. Altrettanto sbagliato è lasciarlo in ambienti troppo freddi o ricaricarlo con un caricabatteria non originale.


Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ecco-si-ricarica-cellulare-1386975.html

venerdì 14 aprile 2017

couple therapy

Couple Therapy

Caso Consip. L'editoriale odierno di Travaglio che farà incazzare Renzi e PD

Venerdì 14/04/2017 

di Marco Travaglio



Ogni tanto, per farsi quattro risate, è bene prendere sul serio le balle di Renzi e dei suoi leccapiedi e provare a ricostruire la storia, anzi la cronaca (data la statura degli omuncoli) come la raccontano loro. Noi continuiamo a pensare che il caso Consip sia andato così.


L’imprenditore Romeo vuole una fetta del più grande appalto d’Europa e, per partire avvantaggiato (o non svantaggiato) alla Consip, paga mazzette a un dirigente e si fa raccomandare da Tiziano Renzi&Carlo Russo (i quali, già che ci sono, spingono pure una ditta cara a Verdini) in cambio ai due dà una lauta ricompensa (30 mila euro al mese per T. e 5 mila euro a bimestre per C.R.). Purtroppo, indagando su un appalto di Romeo al Cardarelli di Napoli, il pm Woodcock e gli uomini del Noe scoprono la tresca e iniziano a investigare su Consip. Complice un decreto del governo Renzi, approvato in fretta e furia a ferragosto, che impone agli ufficiali di polizia giudiziaria di informare delle indagini i vertici dei rispettivi corpi, i comandi dell’Arma sanno tutto e, preoccupati per il governo che li ha nominati, corrono ad avvertire il Giglio Magico, che avvisa la Consip, che fa sparire le cimici, mentre i pedinatori e intercettatori vengono pedinati e intercettati e sospettano – horribile dictu – i servizi segreti. 


L’inchiesta è rovinata prima che parta il grosso delle mazzette. Ma gli inquirenti interrogano l’ad di Consip Marroni sulle soffiate e quello fa i nomi dei quattro presunti soffiatori: Del Sette, Saltalamacchia e Lotti, che negano; più il presidente di Publiacqua Vannoni, che conferma. Tutti indagati per favoreggiamento e rivelazione di segreti. 
Quando la Procura di Roma eredita il fascicolo, indaga Tiziano e Russo per traffico d’influenze e fa arrestare Romeo per corruzione. Poi, fra migliaia di pagine di atti, salta fuori un nome sbagliato e il capitano Scafarto viene indagato per falso, così tutti parlano di lui e nessuno parla più degli indagati per le sue indagini.

A noi questa ricostruzione, alla luce degli atti, pare piuttosto logica. Ma, a scelta, c’è anche quella dei renziani. Tenetevi la mandibola per evitare di sganasciarvi e immaginate come sarebbero andate le cose se avessero ragione loro. Romeo è un onesto e irreprensibile imprenditore che ogni dieci anni finisce sotto inchiesta o in carcere: dunque mai e poi mai pagherebbe mazzette. S’incontra e parla spesso con Russo, amicone di Tiziano e di tutta la famiglia Renzi, ma solo perché anche lui è devoto alla presunta Madonna di Medjugorje. Russo, noto millantatore, discute di appalti Consip sia con lui sia con Marroni.
E parla sempre a nome di Tiziano, che però mai l’ha autorizzato a farlo, visto che mai un galantuomo del suo calibro interferirebbe negli appalti Consip. 


Romeo, noto sprovveduto, la cui fanciullesca ingenuità è ormai leggendaria nell’ambiente, non s’informa per capire se dietro il carneade 33enne di Scandicci si muova davvero il padre del premier: si fida sulla parola, perde ore e ore a parlarci di appalti, poi annota in due appunti l’intenzione di buttare un sacco di soldi dalla finestra per ricompensare una persona che per lui non vuol fare nulla (T. con 30 mila euro al mese) e un’altra che, anche volendo, non potrebbe fare nulla (C.R. con 5 mila a bimestre). Pure Marroni parla più volte di appalti con Russo come se rappresentasse Tiziano, senza mai chiedere ai renziani che l’han messo lì chi rappresenti quel traffichìno. 
Marroni incontra anche Tiziano, ma solo perché quello vuole piazzare una statua della presunta Madonna di Medjugorje all’ospedale pediatrico di Firenze e si sa come sono queste statue: o si muove la Consip o niente. 

Ignaro di tutto, a Rignano sull’Arno, babbo Renzi si gode i meritati successi di self-made-man (una società fallita, altre in cattive acque): mai si sognerebbe di approfittare della parentela col premier. Ma purtroppo c’è chi trama contro di lui. Il capitano del Noe? Non ancora: una sfilza di amici suoi e di suo figlio. Lo avvertono che c’è un’indagine a Napoli su Romeo, che lui non conosce. Ma, anziché farsi una risata, si preoccupa, smette di parlare con gli amici se non nel bosco e spegne il cellulare.
Intanto il governo del figlio ha infilato nel decreto sulla Forestale l’obbligo per gli ufficiali di polizia giudiziaria di avvertire delle indagini che fanno i vertici dei rispettivi corpi. Ma il fatto che i vertici dell’Arma vengano subito informati dell’indagine Consip non c’entra: li ha avvisati l’arcangelo Gabriele, apparso nottetempo come ai bei tempi. E – ma questa è solo un’altra coincidenza – vengono subito avvertiti anche i sospettati del caso Consip. 


Il capitano Scafarto del Noe se ne accorge ed essendo un manigoldo o un pazzo, si fa l’idea di essere pedinato. E lo mette nero su bianco nell’informativa ai pm, per incastrare non solo Tiziano, ma anche il figlio premier. 
Intanto un nugolo di renziani doc, che devono la loro carriera a Renzi, si divertono un mondo a inventare calunnie per inguaiare suo padre e i renziani Lotti, Del Sette e Saltalamacchia nello scandalo Consip. 
Gli aspiranti suicidi sono Marroni, Vannoni e persino il sindaco pd di Rignano Lorenzini, che ci guadagna subito la non ricandidatura. E qui entra in scena quella volpe di Scafarto, detto The Fox: non contento delle accuse raccolte (sotto tortura, si presume) da Marroni, Vannoni e Lorenzini, e pure dal commercialista del Pd Mazzei a proposito di un incontro Romeo-Tiziano in una bettola romana, pensa bene di attribuire a Romeo una frase di Bocchino: l’astuto capitano inverte i due nomi solo nell’informativa, ma non nella trascrizione del colloquio, così aiuta i pm a smascherarlo e a incastrarlo. 
Quindi è ufficiale: non è successo niente. E gli asini volano.

domenica 2 aprile 2017

ISIS vs computer, tablet

I terroristi dell' Isis hanno trovato il modo di nascondere materiale esplosivo nel vano batterie di un laptop o di un tablet, e sanno anche come farlo passare inosservato ai controlli aeroportuali. L' allarme viene dalla rete televisiva Cnn, che cita fonti anonime dell' intelligence americana. Le agenzie investigative non confermano la notizia, ma ammettono in un comunicato che «I terroristi continuano a prendere di mira gli aeroporti, e stanno cercando di imbarcare esplosivo a bordo degli aerei dissimulandolo in oggetti elettronici. I gruppi eversivi aggiornano le loro tecniche insieme alla nostra capacità di identificare e prevenire gli attentati».
La notizia è stata base per le recenti decisioni prese dalle autorità aeroportuali americane e da quelle britanniche, che hanno sospeso l'accettazione di laptop, video player e tablet a bordo degli aerei, nei voli provenienti da otto paesi di area musulmana e da dieci degli aeroporti locali.

LE PROVE
Entrambe le agenzie hanno agito in base alle stesse prove raccolte dalla comunità dell' intelligence, sotto la convinzione che un attacco fosse imminente. I terroristi, stando alle testimonianze raccolte dalla Cnn, riescono oggi a smontare un apparecchio elettronico, rimuovere la batteria, installare l' esplosivo e poi rimontarlo usando semplici utensili domestici. I congegni sono ancora funzionanti, probabilmente alimentati da accumulatori di energia provvisori, e a prima vista non destano il sospetto degli ispettori. La carica dura abbastanza da permettere di passare l' ispezione.

L'IMBARCO
Una volta a bordo il laptop diventa invece un ordigno pronto ad essere azionato. Gli attentatori avrebbero messo le mani anche sulla stessa apparecchiatura di controllo in dotazione negli aeroporti, e conducono test per convalidare la dissimulazione. E' quest'ultima notizia che ha sparso l' allarme negli Usa e in Gran Bretagna, al punto di precipitare il bando all'imbarco in Turchia, Egitto, Arabia Saudita e Giordania.
A questi aeroporti la Gran Bretagna ha aggiunto il Libano e la Tunisia, che non figurano nella lista americana. Quest' ultima invece comprende anche il Kuwait, il Marocco, il Qatar e gli Emirati Arabi. La scelta dei paesi secondo le agenzie investigative americane, ha poco a che fare con la matrice religiosa che li accomuna, e più con la presenza di cellule terroristiche, abbinata ad una inaffidabile organizzazione della sicurezza.

LE INFILTRAZIONI
In alcuni aeroporti c' è un pericolo di infiltrazioni, in altri il rischio viene dal mancato coordinamento delle disposizioni di controllo a livello nazionale. Il primo caso che ha messo gli inquirenti sulle tracce dei nuovi sviluppi è stato un attentato sul volo da Mogadiscio a Djibuti nel febbraio dell' anno scorso.
Il terrorista era armato con un laptop nel quale l' esplosivo era stato piazzato al posto dell' hard drive che era stato rimosso, e l' apparecchio era stato introdotto sull' aereo con la complicità di un agente doganale che ha evitato il controllo. La detonazione è avvenuta a bassa quota, e per fortuna è servita solo a far volare il corpo del kamikaze fuori dalla carlinga. Diverso avrebbe potuto essere il risultato, se l' ordigno fosse stato brillare a piena altitudine.

GLI STUDI
Tra i gruppi jihadisti, al Qaeda in Yemen resta quello più avanzato nell' elaborazione di materiale esplosivo. Il loro maestro Ibrahim al Asiri è riuscito in passato a nascondere un ordigno all' interno del serbatoio di inchiostro di una stampante. La Cia e la Tsa temono che il bagaglio di conoscenze abbia potuto migrare fuori dai confini nazionali del paese arabo, e che sia oggi a disposizione di altri gruppi militanti.
Gli scali europei invece sono meglio protetti, sia per l' uniformità delle misure di controllo che per l' aggiunta di altri strumenti come i cani anti-bomba e le strisce tessili che raccolgono dagli indumenti e dagli oggetti anche tracce minime di esplosivo. E' per questo che i nostri aeroporti sono stati esclusi dal bando.




Fonte: http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/allarme-cnn-terroristi-dell-isis-hanno-trovato-modo-144945.htm