lunedì 27 febbraio 2017

The Advert Platform

The Advert Platform offre una delle più grandi piattaforme pubblicitarie nel mondo di internet, insieme a prodotti di istruzione, training di alto livello e servizi per aziende e privati che fanno marketing online. Il sito web dell’azienda riceve oltre 103 milioni di “click” ogni mese! Ha 300.000+ iscritti, e divide la maggior parte dei propri guadagni nel programma di profit sharing (condivisione dei profitti) a cui partecipano tutti gli affiliati.
Detto in parole semplici, è come se un’azienda come Facebook (che vive grazie alla pubblicità online) condividesse gran parte delle proprie entrate con gli utenti che navigano e visualizzano ogni giorno la pubblicità che compare sul sito! Anche se non ci possono essere guadagni minimi garantiti (dipendendo appunto dai fatturati dell’azienda), rendiamoci un attimo conto dei numeri di questa industria e dell’enorme possibilità che abbiamo di fronte… Oltre 300.000 iscritti in soli due anni, e sono praticamente convinto che questa azienda raggiungerà presto 1 milione di utenti e soprattutto ha il potenziale di arrivare a pagare oltre 1 miliardo di euro in commissioni ai suoi affiliati nei prossimi anni.
I motivi? Te li spiego qui

sabato 25 febbraio 2017

Terremoto, immagini choc: dopo 6 mesi nulla

Le teorie di Darwin sul nostro corpo

Esiste un muscolo del sistema muscolare che si presenta in modo incostante nell'uomo.
È il muscolo Palmare lungo, che origina dalla faccia anteriore dell'omero inserendosi nell'aponeurosi palmare della mano; manca in circa 14% della popolazione. Come mai?
Questo muscolo in passato è stato molto usato dall'uomo primate per spostare e scalare. Con il passare del tempo questi movimenti sono diventati marginali, fino a considerare il Palmare come una reliquia del passato.
Per avere una prova dell'evoluzione sul nostro stesso corpo, unite pollice e mignolo. Se il polso si presenta come nel caso a sinistra, saprete di avere il muscolo; se si presenta come a destra, allora vorrà dire che fate parte di quella percentuale evoluta.

L'immagine può contenere: una o più persone



Fonte: tallerdebiomedicina

martedì 21 febbraio 2017

The Advert Platform

The Advert Platform offre una delle più grandi piattaforme pubblicitarie nel mondo di internet, insieme a prodotti di istruzione, training di alto livello e servizi per aziende e privati che fanno marketing online. Il sito web dell’azienda riceve oltre 103 milioni di “click” ogni mese! Ha 300.000+ iscritti, e divide la maggior parte dei propri guadagni nel programma di profit sharing (condivisione dei profitti) a cui partecipano tutti gli affiliati.
Detto in parole semplici, è come se un’azienda come Facebook (che vive grazie alla pubblicità online) condividesse gran parte delle proprie entrate con gli utenti che navigano e visualizzano ogni giorno la pubblicità che compare sul sito! Anche se non ci possono essere guadagni minimi garantiti (dipendendo appunto dai fatturati dell’azienda), rendiamoci un attimo conto dei numeri di questa industria e dell’enorme possibilità che abbiamo di fronte… Oltre 300.000 iscritti in soli due anni, e sono praticamente convinto che questa azienda raggiungerà presto 1 milione di utenti e soprattutto ha il potenziale di arrivare a pagare oltre 1 miliardo di euro in commissioni ai suoi affiliati nei prossimi anni.
Lo scopo di The Advert Platform ovviamente è lo stesso di qualsiasi altra azienda: GENERARE PROFITTI ATTRAVERSO LA VENDITA DI PRODOTTI.
Non c’è niente di sbagliato, ed è anche logico se ci pensi: NO VENDITE = NO GUADAGNI
Ma la differenza è che The Advert Platform decide di condividere il proprio successo con noi, gli utenti di internet.
La divisione dei profitti tra tutti gli affiliati deriva dal volume di vendita globale generato ogni giorno dai seguenti prodotti: Banners, Pop-Ups, e annunci pubblicitari presenti su The Advert Platform.com
Ci troviamo davanti ad un’idea nuova, che riconosce l’importanza degli utenti nell’economia del mondo di internet e decide di premiare il traffico!
Di fatto, ciò che rende un sito web importante è proprio il volume di TRAFFICO!
TRAFFICO = SOLDI, per questo aziende come Google, Facebook, Youtube e tante altre generano miliardi: perché hanno tanto traffico e tanti “click”.
The Advert Platform decide così di fornire alle aziende (ma anche ai privati) la possibilità di promuovere i loro prodotti e servizi ad un pubblico enorme, che ogni giorno naviga sul sito di MAP generando tonnellate di traffico sui siti internet pubblicizzati, con milioni di “clicks” che vengono fatti ogni giorno!
Ed allo stesso tempo, il pubblico di utenti viene pagato! L’unico requisito è possedere almeno 1 Credit Pack e visualizzare dodici siti di annunci pubblicitari ogni giorno. Nessun’altra azione è richiesta, e da quel momento sarai qualificato a partecipare alla divisione dei profitti che viene calcolata e distribuita ogni venti minuti!
Il funzionamento è molto semplice: ti registri  SENZA NESSUN COSTO, acquisti dei Credit Pack (anche solo 1) dal valore di 24.99€ e da quel momento se clicchi su almeno 12 annunci che trovi all’interno del sito hai la possibilità di partecipare alla divisione dei profitti che avviene ogni 20 minuti per un totale di 72 volte al giorno, perfino mentre dormi! Oltre a questo, se hai già un’altra attività o dei prodotti o servizi che intendi promuovere, potrai utilizzare i Credit Pack acquistati per creare tu stesso delle inserzioni pubblicitarie, portare tanti visitatori sul tuo sito e potenzialmente attrarre ancora più clienti e generare nuove vendite!
Tutto questo è possibile perché facciamo parte di un’industria che già adesso vale miliardi di Euro, e molto presto trilioni di Euro! Parliamo della pubblicità online… Ed è possibile perché internet non dorme mai, non chiude mai. Funziona pure di domenica, di notte… E’ aperto anche nel giorno di Natale! La ricchezza non è scomparsa, ma solo si è spostata su altri mercati dove questa volta possiamo capitalizzare anche noi, e la cosa più incredibile è che non c’è bisogno di conoscenze tecniche, né di vendere nulla…
FAI CLICK sul link qui sotto, verrai portato sulla home page di TAP e procedi con la registrazione! 
https://beta.theadvertplatform.com/register/14282602

lunedì 20 febbraio 2017

Vitalizi, poniamo fine al privilegio

Quello dei vitalizi è uno dei più grandi scandali della Repubblica. Per gli sfacciati privilegi che i parlamentari si sono dati, per lo spreco di risorse che hanno comportato e comporteranno, per il peso che continueranno ad avere sui bilanci di Camera e Senato, dunque sulle finanze pubbliche.

C’è un esercito di oltre duemila ex deputati e senatori che gode di questi ingiustificati trattamenti. In base ai quali persino chi non ha mai messo piede in Parlamento o ha partecipato a pochissime sedute delle Camere riscuote assegni di circa 2.000 euro netti mensili. Magari sommandoli ad altri vitalizi delle Regioni o del Parlamento europeo, oppure a trattamenti pensionistici maturati per le attività lavorative svolte. Per non parlare dei parlamentari eletti per più legislature, che arrivano ad incassare anche oltre 10 mila euro netti mensili. Cifre che i comuni cittadini neanche si sognano.

Vero che a partire dal 2012 il sistema è stato riformato. E il vecchio sistema di calcolo dei vitalizi è stato rimpiazzato dal contributivo. Ciononostante, il trattamento dei rappresentanti del popolo continua a presentare elementi di smaccato favore rispetto a quello riservato ai normali lavoratori. A cominciare dall’età pensionabile.
Ecco un esempio. Gli eletti per la prima volta nel 2013, se la legislatura durerà almeno 4 anni 6 mesi e un giorno, con 5 anni di contributi versati, matureranno a 65 anni il diritto ad una pensione di circa mille euro. Chi sarà eletto anche per un secondo mandato, con 10 anni di contributi, potrà iniziare a percepire l’assegno previdenziale addirittura a 60 anni. Mentre, a partire dal 2018, l’età minima richiesta ai comuni cittadini per andare in pensione salirà a 66 anni e 7 mesi.
Per modificare il trattamento previdenziale degli ex parlamentari e rimuovere questo scandalo, non servono né leggi né complesse riforme costituzionali. Basta un semplice cambiamento ai regolamenti interni sui vitalizi varati dagli Uffici di presidenza di Camera e Senato. Esattamente come uno dei tanti fatti nel corso del tempo ai primi regolamenti approvati negli anni Cinquanta. E che, progressivamente, hanno determinato le distorsioni e le posizioni di favore che conosciamo per onorevoli e senatori. Ed è proprio agli Uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama che questa proposta-appello si rivolge. Affinché, attraverso un nuovo regolamento, eliminino definitivamente e una volta per tutte le ingiustificate posizioni di rendita maturate dagli ex parlamentari prima della riforma del 2012 e quelle che, anche dopo quest’ultimo intervento, sono rimaste praticamente inalterate.
Vitalizi, poniamo fine al privilegio – Firma la petizione del Fatto Quotidiano
Ecco cosa proponiamo.
1) Ricalcolare tutti i vitalizi attualmente in essere con il sistema contributivo in vigore a Montecitorio e Palazzo Madama dal 2012. E che prevede, in sostanza, un ammontare di circa 200 euro lordi al mese per ciascun anno di mandato parlamentare.
2) Elevare il limite d’età per la percezione dell’assegno previdenziale allo stesso livello previsto dalla legge Fornero per i comuni lavoratori.
3) Introdurre un tetto massimo al vitalizio di 5.000 euro lordi al mese. Anche per coloro che, avendo rivestito cariche in diverse assemblee elettive (Parlamento nazionale, Parlamento europeo e Consigli regionali), percepiscono o percepiranno, in base alle regole attualmente vigenti, più assegni previdenziali.
4) Analogo tetto deve valere anche per tutti coloro che godono o godranno di un trattamento previdenziale frutto dei contributi versati nel corso della propria carriera professionale: se la pensione maturata attraverso l’attività lavorativa privata è pari o superiore a 5.000 euro lordi al mese, l’ex parlamentare non avrà diritto al vitalizio erogato dall’organo elettivo nel quale ha svolto il mandato, ma solo al rimborso dei contributi versati.



Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/18/vitalizi-poniamo-fine-al-privilegio-firma-la-petizione-del-fatto-quotidiano/3398610/

mercoledì 15 febbraio 2017

Cantico di un anziano

Benedetti quelli che mi guardano con simpatia

Benedetti quelli che comprendono il mio camminare stanco

Benedetti quelli che parlano a voce alta per minimizzare la mia sordità

Benedetti quelli che stringono con calore le mie mani tremanti

Benedetti quelli che si interessano della mia lontana giovinezza

Benedetti quelli che non si stancano di ascoltare i miei discorsi tante volte ripetuti

Benedetti quelli che comprendono il mio bisogno di affetto

Benedetti quelli che mi regalano frammenti del loro tempo

Benedetti quelli che si ricordano della mia solitudine

Benedetti quelli che mi sono vicini nella sofferenza

Beati quelli che rallegrano gli ultimi giorni della mia vita

Beati quelli che mi sono vicini nel momento del passaggio

Quando entrerò nella vita senza fine mi ricorderò di loro presso il Signore Gesù.



Fonte: www.leparoledegliangeli.com

PD chi?

La scissione del Pd è nei fatti: parlano due lingue diverse, pensano a alleati opposti, fanno analisi sociali distanti, propongono ricette lontane, si odiano personalmente, hanno votato divisi al referendum, predicano apertamente il "mors tua vita mea". Rischia di tenerli insieme solo la convenienza, come i fiamminghi e i valloni, o i fratelli che si odiano ma hanno ereditato un'azienda che continua a macinare utili. E non per modo di dire. 
Basti dare un'occhiata al peso istituzionale del partito. 

Dal Pd viene il capo dello stato. Del resto tutti gli ultimi 4 presidenti della Repubblica sono stati espressione diretta di quell'area che poi ha dato vita al Pd. Ma del Pd sono tutti i tre premier di questa legislatura, e 400 parlamentari su 945, nonostante il partito abbia ottenuto alle elezioni del 2013 meno del 26%. Del Pd è il nostro unico rappresentante nella commissione Ue. 
Del Pd la maggior parte dei governatori regionali e dei sindaci delle città capoluogo. Del Pd sono il ministro dell'interno, della giustizia, della difesa, dell'economia, delle infrastrutture, del lavoro, dell'istruzione. Scelti da premier del Pd sono i vertici di tutte le aziende strategiche di competenza statale. E si potrebbe andare avanti. 

Il Pd è l'essenza dell'establishment italiano, nella fase storica in cui l'establishment è sempre più l'emblema del "loro" contrapposto al "noi" dei movimenti che hanno sempre più presa nell'opinione pubblica. Ai tempi del Pci di Berlinguer l'Unità era il principale quotidiano di opposizione, e sulla sua prima pagina ogni giorno il celebre corsivista Fortebraccio sbeffeggiava la classe di governo, gli industriali, i boiardi e i banchieri. Li chiamava "lorsignori". Ora in un contrappasso storico lorsignori, agli occhi delle opposizioni, sono loro. 
A distanza di tre giorni Bersani e Veltroni hanno descritto il nuovo vento che loro chiamano destra - non solo Trump e Le Pen - quasi con gli stessi aggettivi, sovranista, identitaria, protezionista, populista. 
Ma il problema è che non esiste un'analisi sulle cause di quel fenomeno che ormai è ben visibile ovunque. Un'analisi che sarebbe impietosa sui limiti dei partiti che hanno dominato il gioco democratico in America, in Europa e in Italia, e delle istituzioni sovranazionali che hanno generato. 

Nella lunga fase in cui la crisi ha limitato la distribuzione della ricchezza e il funzionamento del welfare, la coperta democratica si è fatta troppo corta, ma sotto di lei hanno continuato a trovare posto comodamente e ostentatamente i soliti integrati, gonfiando sempre più l'area dei nuovi apocalittici, non più ideologizzati come quelli di 50 anni fa, ma solidamente basici: via loro, tocca a noi, con tutti i mezzi, un'elezione o un referendum. Forse un partito come il Pd, prima di spaccarsi o di decidere di non farlo, dovrebbe cominciare a discutere di queste cose, magari con la scusa di onorare il decennale di quel libro di successo, "La casta"


(cit. Enrico Mentana)

martedì 14 febbraio 2017

Ma nessuno rettifica dopo che la bufala è stata smascherata

Ad aprire il fuoco di fila era stato in mattinata il Partito Democratico con Morani, seguita da Pedica, Serracchiani, Esposito, Fiano, Marcucci: tutti contro il vicepresidente della Camera sulla scorta degli articoli de "La Repubblica", "Corriere della Sera" e "Il Messaggero". Ma nessuno torna sulle proprie dichiarazioni dopo le 10.28, ora in cui l'Ansa batte il virgolettato che "scagiona" l'esponente grillino. E Gasparri continua a dargli del "bugiardo" anche dopo. 

Lo spartiacque è l’agenzia Ansa delle ore 10.28. Che diffonde un virgolettato che i quotidiani del mattino non hanno pubblicato: “E penso che nel gabinetto non possa stare, perché ci eravamo accordati così”. Così scriveva in chat il 10 agosto Luigi Di Maio, riferendosi a Raffele Marra. Parole che ribaltano il senso dell’intera storia raccontato da La Repubblica, Corriere della Sera e Il Messaggero i quali, riportando solo una parte del messaggio inviato la scorsa estate dal vicepresidente della Camera alla sindaca Virginia Raggi, lo accusavano di aver mentito davanti alle telecamere di In Mezz’ora sul ruolo avuto nella vicenda della nomina dell’ex finanziere. Prima delle 10.28 le reazioni dei politici, basate sul racconto dei tre quotidiani erano state – comprensibilmente – a senso unico. Tuttavia ancora dopo l’uscita della parte della chat che smaschera la bufala, la politica ha continuato a mettere Di Maio nel mirino. Non solo: a partire dai peones fino ai nomi di livello, nessuno ha trovato giusto ritrattare i j’accuse rivolti all’esponente del M5S. 

Photo published for M5s a Roma, Di Maio fu garante di Marra. La prova è nelle chat: "è servitore dello Stato"

Ad aprire il fuoco di fila era stato di buon mattino il Partito Democratico, con Alessia Morani: “‘Marra è un servitore dello Stato’, così Di Maio garantiva a Raggi il suo sostegno. Sono mesi che racconta bugie M5s”, twittava alle 8.24 la vicecapo gruppo Pd alla Camera. La quale, tuttavia, non ha ancora detto nulla dopo la pubblicazione dell’intero messaggio che cambia radicalmente la posizione di Di Maio. 

Due minuti più tardi Stefano Pedica (Pd) retwittava il messaggio della Morani: “Galeotta fu la chat per #Di Maio e chi la scrisse. Marra uno dei suoi? #Raggi amici“, il rilancio alle 8.26. Ma neanche Pedica ha finora trovato il tempo e il modo di tornare sulle proprie parole dopo le 10.28. Tralasciando la deputata dem Ileana Piazzoni (“È incredibile la noncuranza con cui Di Maio mente, su tutto. E questo sarebbe il candidato premier! Marra Di Maio bugiardo”), la prima esponente di peso a pronunciarsi è Debora Serracchiani: “Io vorrei sapere dall’onorevole Di Maio perché dice sempre che volevano cacciare Marra e poi scriveva messaggi definendolo ‘servitore dello Statò”, scandiva la governatrice del Friuli a Radio Anch’io. Seguita da Stefano Esposito: “”Luigi di Maio in tv su Marra: volevo cacciarlo. In un suo sms a Raggi : Marra è servitore dello Stato”, scriveva su Twitter il senatore democratico lanciando l’hashtag #dimaiobugiardo.  
Si affida, invece a un comunicato battuto dalle agenzie alle 9.48 Raffaele Fiano: “Di Maio ha mentito. – attacca il membro della segreteria Pd – l’imbarazzo di tutti questi mesi è sfociato in una sequela di menzogne. Ancora domenica diceva che era contro Marra, attribuendo tutta la responsabilità al Sindaco Raggi, ora spunta che addirittura lo definiva uno dei suoi, un servitore dello Stato. Contraddizioni e bugie di un altro dei registi di questa losca vicenda“. Neanche Fiano, al momento, ha ritenuto opportuno modificare il senso delle proprie parole. Stesso discorso per il senatore Andrea Marcucci, che alle 8.47 twittava: “”In privato proteggeva Marra, un servitore dello Stato. In pubblico lo scaricava. La ‘nuovà politica di Di Maio e le doppie verità del M5S”. Senza poi tornare più sulle proprie parole. 

Il centrodestra resta silente fino a dopo le 10, per poi affidarsi alla sapiente penna di Maurizio Gasparri: “Di Maio è un bugiardo seriale. Sul caso Marra ha detto una serie di fesserie che oggi vengono clamorosamente fuori. Non è vero che voleva cacciarlo come ha ribadito più volte, non da ultimo in tv domenica scorsa. Anzi, considerava Marra un servitore dello Stato e in un lungo sms alla sindaca di Roma la aveva rassicurata sul suo sostegno. Di Maio sapeva tutto. Delle perplessità su Marra e di chi fosse veramente. Questo sarebbe il possibile candidato premier dei grillini?”, domanda in via retorica il vicepresidente del Senato in una nota pubblicata dalle agenzie alle 10.09 e che lo stesso senatore diffonde su Twitter alle 10.53, 25 minuti dopo che le agenzie hanno battuto il contenuto della chat che cambia integralmente il senso dei messaggi pubblicati da La Repubblica, Corriere della Sera e Il Messaggero. Neanche Gasparri, ovviamente, ritiene giusto rettificare in alcun modo la dichiarazione. 

Arriva invece l’attesa reazione del Movimento 5 Stelle: “Oggi quattro giornalisti differenti su tre giornali diversi riportano la stessa fake news su Luigi Di Maio – si legge in un post sul blog – la faccenda è di una gravità inaudita perché quello che hanno scritto è falso, fuorviante e non verificato”. Lo scrive in un post sul blog Beppe Grillo in merito alla notizia della chat tra Luigi Di Maio e Virginia Raggi sul ruolo di Raffaele Marra in Campidoglio. Luigi Di Maio sta preparando richieste di risarcimento danni per centinaia di migliaia di euro”, si legge nel post dal titolo: “Giornalismo killer, la misura è colma”. 




Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/14/m5s-di-maio-difese-marra-pd-e-fi-in-coro-bugiardo-ma-nessuno-rettifica-dopo-che-la-bufala-e-stata-smascherata/3390560/

venerdì 10 febbraio 2017

Dimagrire con immagine 3D del corpo, nelle palestre Usa

Tornare in forma fisica perfetta e perdere i chili di troppo grazie ad immagini tridimensionali del proprio corpo, aggiornate regolarmente per seguire i progressi o le battute d'arresto del regime atletico e dietetico seguito: e' questa la nuova tendenza del fitness americano, offerta in un numero crescente di palestre.
    Nelle 'Gym' - come si chiamano negli Usa - dei vip, si propone ora ai clienti l'esame realizzato da una macchina scanner che fornisce immagini 3D del proprio corpo. Misurandone cosi',con centinaia di micro-immagini, non solo il peso, l'altezza, il giro vita e cosi' via, ma anche la massa muscolare, l'accumulo di grassi, e liquidi. Vengono inoltre individuate le specifiche aree con piu' adipe.




    Una delle testimonial del successo del metodo e' l'attrice'teatrale e musicale americana Sarah Loman, costantemente in lotta con il suo sovrappeso, che ha fatto ricorso ad una palestra di New York nota per il nuovo approccio tecnologico.
    I progressi sono stati subito significativi ed hanno aiutato Loman a rimanere motivata ed impegnata: in quattro mesi, l'attrice si e' liberata di circa 14 chili di grasso e ne ha acquistati 3 di massa muscolare.
    "Se l'avessi fatto da sola avrei magari visto il numero dei chili che scendevano sulla bilancia - ha detto ai media Usa Loman - ma cosi' ho seguito l'ammontare di liquidi che perdevo, di adipe e di muscolatura acquisita".






Fonte testo:
http://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/stili_di_vita/2017/02/10/dimagrire-con-immagine-3d-del-corpo-in-palestre-usa_8a67c25e-55a0-4f81-bd50-575ef84d80d7.html

giovedì 9 febbraio 2017

Fare esercizio fisico aiuta a dimagrire?

Uno studio della Loyola University di Chicago ha evidenziato che non è l'esercizio fisico la chiave per dimagrire ma piuttosto una buona dieta.
La ricerca fa parte della più ampia Met (Modeling the Epidemiologic Transition Study). 
L'attività fisica, come è riportato su Huffington Post, ha moltissimi benefici che vanno dalla riduzione del rischio di malattie cardiache, diabete e cancro fino a un maggior benessere a livello mentale e le persone che la praticano vivono più a lungo e più in salute.

Nonostante ciò "i risultati indicano che l'attività fisica può non proteggere dall'aumento di peso" spiega l'autrice Lara R. Dugas. Fare attività fisica, infatti, può portare l'individuo a mangiare di più o a essere meno attivo nella giornata.
Per la ricerca sono state prese in esame 1944 persone, tra i 25 e i 40 anni, provenienti dagli Stati Uniti e da altri quattro Paesi: Ghana, Giamaica, Sudafrica e Seychelles. Per verificare il livello di attività fisica è stato chiesto loro di indossare un accelerometro per una settimana e sono stati misurati altri valori come peso, altezza e grasso corporeo all'inizio, dopo un anno e dopo due.
All'inizio della settimana i ghanesi sono risultati quelli con un peso inferiore e più in forma, mentre erano gli americani ad avere i maggiori problemi legati ai chili di troppo. Dopo una settimana si è scoperto che l'aumento di peso totale in tutti i Paesi è stato maggiore tra coloro che rispondevano ai criteri delle linee guida per l'attività fisica. Ad esempio, gli uomini americani che vi avevano aderito risultavano aver guadagnato peso, mentre quelli che non soddisfacevano i criteri risultavano averlo perso. Questo porta a pensare secondo gli studiosi che altri fattori, tra cui la dieta, giochino un ruolo cruciale.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/salute/fare-esercizio-fisico-non-aiuta-dimagrire-1361776.html

martedì 7 febbraio 2017

Tutta la verità sul muro di Trump

Dopo l’avvertimento del Papa sui rischi del populismo che in passato ha creato mostri come Hitler – che molti media mainstream hanno interpretato come rivolto a Donald J Trump – dopo milioni di donne occidentali, non saudite né pakistane, scese in piazza per protestare contro quell’assassino di diritti umani che è Donald J Trump (forse l’Isis, proliferato sotto Obama, sarebbe una soluzione ai loro problemi?), dopo caterve di accuse sulla stampa più attenta al politically correct che ai fatti sui milioni di latinos che verrebbero espulsi da The Donald (Obama ne ha mandati via 2,5 milioni nel silenzio tombale di CNN & co) non poteva che arrivare il killeraggio mediatico al tycoon dopo la sua firma, l’altro ieri, dell’ordine esecutivo per costruire il muro ai confini con il Messico.
In realtà Trump non ha fatto altro che mantenere un’altra promessa – dopo aver fatto uscire gli Stati Uniti dall’accordo transpacifico – visto che “Costruiremo il muro e lo faremo pagare al Messico” era stato – dopo il celebre “let’s make America great again” – il suo secondo mantra elettorale più sbandierato. Nonostante le tante speculazioni dei media su altezza, chilometraggio e costi, di sicuro esiste una legge approvata nel 2006 dal Parlamento Usa (il Secure Fence Act del 2006) con i voti decisivi di molti Democratici che oggi gridano alla scandalo grazie alla quale Trump non dovrà passare al vaglio del legislativo per ottenere il “via libera” ai lavori della più grande barriera di contenimento dell’immigrazione al mondo.
Inoltre è bene ricordare che sono oltre vent’anni – ovvero da quando nella campagna elettorale del 1995 Bill Clinton promise barriere per impedire il passaggio della frontiera agli illegali – che nessuno negli Stati Uniti arriva alla presidenza senza promettere la “mano dura” contro l’immigrazione clandestina proveniente dal Sud del Rio Bravo. Nessun “big media” impegnato nello sport giornalistico più praticato del momento, ovvero il “dagli al Trump” lo ricorda oggi, ma fu proprio Bill Clinton, avallando operazioni come la “Gatekeeper” in California, la “Hold the Line” ad El Paso (in Texas) e la “Safeguard” in Arizona, il primo presidente che, nell’ormai lontano e dimenticato 1994, introdusse barriere fisiche o, se preferite la terminologia inglese, “fences”, per difendere il confine Sud col Messico. Anche per questo Trump ha vinto, inutile nasconderlo con editoriali politically correct ma privi di qualsiasi legame con la realtà.
E anche se alcune agenzie di stampa nostrane hanno tentato di nascondere l’evidenza con “fact checking” farlocchi (probabilmente per contrariare Alessandro Di Battista che aveva ricordato più o meno le cose che qui scrivo) basta andare sul sito del U.S. Department of Homelland Security – proprio dove Trump ha firmato l’ordine esecutivo in questione – per scoprire che, con malcelato orgoglio, il 9 ottobre 2014, l’allora segretario della Sicurezza Interna di Barack Obama, Jeh Johnson, mostrava a media assai poco critici (almeno rispetto a quelli di oggi) i risultati del boom nella costruzione alla frontiera messicana delle “fences”. O come le chiamerebbe Trump oggi, del “muro”.
“Erano appena 77 miglia (124 Km) nel 2000 mentre”, diceva fiero ed applaudito dai giornalisti presenti Johnson, quel 9 ottobre 2014 “grazie al lavoro congiunto delle amministrazioni Clinton, Bush Jr ed Obama per rafforzare la nostra sicurezza, oggi le barriere (e cioè il muro) al confine con il Messico occupano almeno 700 miglia”, ovvero 1.127 chilometri, non uno di meno.
La già citata legge pro-muro del 2006 che oggi consente a Trump di dare l’inizio ai lavori con un semplice ordine esecutivo non preoccupandosi di Camera e Senato, del resto, fu voluta dal presidente dell’epoca, il repubblicano George Bush Jr (che non a caso ha votato per la Clinton e con Obama ha fatto i peggio disastri in Iraq, contribuendo alla nascita dell’Isis non catturando il suo fondatore Abu Musab al-Zarqawi quando persino Bin Laden lo “schifava”), e fu votata con entusiasmo e discorsi di elogio tanto dall’allora senatrice per lo stato di New York, Hillary Clinton, come dall’allora senatore dell’Illinois, Barack Obama. Certo, la “barriera” innalzata negli ultimi 20 anni dalle precedenti tre presidenze copre solo oltre un terzo degli oltre 3mila Km di confine, ma esiste eccome.
Soprattutto nella giornata della memoria che ricorda l’Olocausto la verità sarebbe opportuna raccontarla e allora – nell’attesa delle scontate polemiche che leggerete nelle prossime ore/giorni sui “grandi” media perché l’amministrazione Trump potrebbe imporre dazi del 20% sulle importazioni messicane per finanziare il muro (cosa che per la cronaca fanno 160 paesi al mondo, tra cui tutti quelli latinoamericani meno Cile, Perù, Paraguay e Panama- da anni il Brasile ha una tassazione media del 66,7% su gran parte dei beni importati senza che la CNN si sia mai scandalizzata) – finalmente Gli Occhi della Guerra ha scovato le prime, e sinora uniche, vere vittime delle politiche del losco figuro insediatosi da pochi giorni alla Casa Bianca: migliaia di polposi avocado messicani e centinaia di casse di succosi limoni argentini.
Già perché sono ben 120 le tonnellate di Persea americana (questo il nome scientifico dell’avocado) bloccate alla frontiera con il Rio Bravo da giorni, dopo che stessa sorte era toccata lunedì scorso a tutti i limoni argentini, banditi addirittura per 60 giorni dalla svolta trumpiana che intende – lo accenna Reuters dando la notizia – aiutare il settore dell’agricoltura statunitense.
Al di là delle politiche commerciali – staremo a vedere se tra due mesi i limoni argentini e gli avocado messicani potranno finalmente entrare negli States, sarebbe una vittoria senza precedenti per i difensori dei diritti della frutta – sui migranti clandestini, stando ai numeri reali, The Donald ne ha sinora rispediti al mittente molti di meno rispetto ad Obama il misericordioso. Quest’ultimo infatti, nella prima settimana del suo secondo mandato, ne aveva espulsi oltre mille, Trump poche decine. Per non dire dei 91 cubani rispediti all’Avana dal Messico a causa dell’abolizione da parte di Barack del decreto Clinton, che da 22 anni garantiva i diritti umani all’unico popolo oggi ancora costretto a vivere sotto il giogo di una dittatura. E che dire del muro al confine con il Guatemala sponsorizzato dal presidente messicano Enrique Peña Nieto, lo stesso che si lamenta dei muri che costruiscono gli altri, da oltre 20 anni? Questo per limitarci ai fatti che, al solito, sono sempre meno politically correct della realtà virtuale che vorrebbero imporci Soros e compagni.
Fonte: http://www.occhidellaguerra.it/trump-allunga-il-muro-di-clinton-e-obama-ecco-tutta-la-verita/

La sovranità appartiene al popolo

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. 
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Lo sanno tutti, è l'articolo 1 della Costituzione. 

Quella Carta tanto amata e usata nelle battaglie politiche, "la più bella del mondo", "giù le mani", qualche anno fa si prese perfino un premio Strega in odio a Berlusconi che la stava modificando (poi punito come Renzi dal voto). 
Ma quel "fondata sul lavoro" quanto è rispettato, in linea di diritto e di fatto? 

Cari giovani e meno giovani che conoscete quella frase e vi sentite traditi dal suo mancato rispetto, ricordatevi anche delle parole successive: "la sovranità appartiene al popolo", e tra pochi mesi, al più tardi tra un anno si andrà a votare. 
Siete padroni del vostro destino. Soprattutto i giovani, o si organizzano ora, in tutte le forme possibili, o non avranno poi alibi con se stessi.
(cit. E. Mentana)

domenica 5 febbraio 2017

La stampa estera massacra quella italiana

INCREDIBILE:la stampa estera massacra quella italiana per difendere la Raggi da tutto il fango ricevuto
Virginia, un femminicidio mediatico
Premessa: 1) non ho mai votato per il Movimento 5 Stelle; 2) non ho mai incontrato Virginia Raggi e, perciò, non mi permetto di giudicarla; 3) non entrerò nel merito delle questioni romane (la pesante eredità del passato, i pasticci nel formare la giunta, gli scontri fra il sindaco e i suoi colleghi di partito) che non mi sono del tutto chiare e, comunque, meriterebbero un’analisi seria e approfondita.
Però…
…però sento l’obbligo – sì, l’obbligo – di spendere qualche parola per quanto è avvenuto e sta avvenendo, dal 20 giugno 2016 (giorno dell’elezione), nella vita della trentottenne che guida dal Campidoglio la città caput mundi (prima donna in 2.769 anni di Storia).
Partiamo dall’inizio.
La sua vittoria non ha suscitato il benchè minimo entusiasmo tra le numerose aggregazioni femminili italiane, di solito orgogliosamente velocissime nel sottolineare i successi di signore e signorine.
Anzi…
Riporto quanto ho scritto proprio qui dopo il voto: “L’appartenenza grillina ha oscurato l’appartenenza di genere, diciamolo (…) Perfino fra le militanti di molte associazioni femminili. Da cui è arrivato un fragoroso silenzio o, tutt’ al più, qualche cigliosa presa d’atto, giungendo addirittura a sottolineare maliziosamente le differenze fra Chiara Appendino (che a Torino ha sbaragliato il sindaco uscente, Pietro Fassino) e la Raggi in termini di obbedienza al Movimento 5 stelle. Di più. Si è rimproverato a entrambe di non aver usato il sostantivo sindaca al posto di sindaco… Nessuna, insomma, ha stappato entusiasticamente bottiglie di champagne nella trincea rosa del Paese. E sul fronte maschile come è andata? Peggio mi sento (a cominciare dal marito della Raggi, che proprio la sera dell’elezione, con una lettera aperta diffusa via Twitter, ha messo in piazza la crisi del loro matrimonio; ed è stato bacchettato su l’Espresso). Come ha raccontato Nadia Somma, di Demetra donne in aiuto, Chiara e Virginia sono state trattate alle stregua di due fenomeni da baraccone, scatenando uno “stupidario”: “Riferimenti all’abbigliamento e all’avvenenza, linguaggio informale (per molti giornalisti e giornaliste sono “le ragazze” e Raggi è “a moretta”) o smaccatamente sessista (bambola, bambolina, fatina). Alcuni articoli sono irritanti altri involontariamente comici”. E giù con una serie di citazioni. Ben visivamente riassunte, peraltro, nel tweet di Tania Marocchi, dell’European Policy Centre, che offre un eccellente colpo d’occhio sui titoli dei quotidiani italiani: da “Roma in bambola” (Il Tempo) a “Ma saranno capaci?” (Libero)”.
Questo, appunto, all’inizio.
Dopo, tra luglio, agosto e settembre, è andata ancor peggio.
Decisamente peggio.
Senza – lo ripeto – entrare nel merito delle complesse vicende politiche, annoto che Virginia è stata costantemente sbattuta in prima pagina.
È stata sottoposta, cioè, al trattamento che (in un tempo per fortuna lontano) si riservava ai mostri della cronaca condannandoli prima dei processi.
Non basta.
In poche settimane ha avuto da parte dei telegiornali più minutaggio di quanto il Movimento 5 Stelle abbia collezionato negli ultimi due anni.
E il culmine è stato raggiunto domenica 11 settembre.
Quel giorno, infatti, tutti i più importanti quotidiani italiani, i notiziari televisivi e radiofonici hanno utilizzato un banale articoletto sul maltempo dell’Osservatore romano, il quotidiano del Vaticano, elevandolo al rango di presa di posizione della Santa Sede contro l’operato della Raggi.
Una balla spaziale.
Tanto che, letti i giornali, l’autorevole Monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, si è affrettato a smentire.
Qualcuno ha forse detto o scritto “Abbiamo sbagliato”?
Qualcuno per caso ha chiesto scusa al Vaticano e al Campidoglio?
Nisba.
Solo Marco Travaglio, su il Fatto Quotidiano e, poi, in tv, ospite di Lilli Gruber aOtto e mezzo, ha parlato chiaro, anzi chiarissimo, raccontando, dati alla mano, come la stampa abbia gonfiato il… nulla e insabbiato, il giorno dopo, le parole di Becciu.
Capito?
Mica è finita.
Alla ricerca di non si sa bene che cosa, le troupe televisive hanno assediato l’abitazione privata di Virginia come non si è mai visto fare, nella lunga storia della Repubblica, con qualsivoglia politico.
E, tuttavia, esclusa la diretta interessata, nessuno ha fiatato.
Mentre, per dire, è bastata una vignetta sul ministro Maria Elena Boschi per scatenare il pandemonio e financo lo sdegno di chi, paladino “Senza se e senza ma” della satira, proclamava “Je suis Charlie”.
Ecco, concludo.
Scommetto che se al posto della Raggi ci fosse qualcun'altra e subisse lo stesso trattamento si urlerebbe al femminicidio mediatico.
Invece qui – a parte Travaglio – stanno tutti zitti.
E, quel che è peggio, tutte zitte…
Fonte: http://www.tvsvizzera.it/radio-monteceneri/Hypercorsivi/Virginia-un-femminicidio-mediatico-8041420.htmlb


Quid est libertas?

Per libertà s'intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un'azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla.

Riguardo all'ambito in cui si opera la libera scelta si parla di libertà moralegiuridicaeconomicapoliticadi pensierolibertà metafisicareligiosa ecc.


Quindi possiamo intendere la libertà com'è percepita dal soggetto:
  • o negativamente, come assenza di sottomissione, di schiavitù, di costrizione per cui l'uomo si considera indipendente,
  • oppure positivamente nel senso dell'autonomia e spontaneità del soggetto razionale: con questo significato i comportamenti umani volontari si basano sulla libertà e vengono qualificati come liberi.

Ma oggigiorno possiamo ancora parlare di libertà?